Data la natura dell’articolo, è necessario che abbiate letto prima l'albo perché non solo certe informazioni si apprezzano solo conoscendo la trama in questione ma, soprattutto, la lettura di questo testo potrebbe rovinarvi i colpi di scena presenti. Quindi se ancora non lo avete letto ma avete intenzione di farlo: NON PROSEGUITE OLTRE LA LETTURA.
DALLA TRAPPOLA ALL'INGANNO: Il titolo di lavorazione di questo albo era “Il ragazzo trappola”, per forza di cose inutilizzabile come definitivo. Abbiamo quindi proposto alla redazione una rosa di altri titoli per noi papabili: “Doppia trappola” (subito scartato perché già usato una ventina di anni fa), “Un vile inganno” e “Rifugio accerchiato”. La seconda proposta, decurtata dell’articolo iniziale, ha vinto con facilità, soprattutto per via della sua assonanza con “Vile ricatto”, storico albo in cui anche lì c’era un coprotagonista molto giovane, per essere precisi una coprotagonista, visto che è l’albo in cui compare per la seconda volta Bettina.
IL PASSATO DEL PROTAGONISTA: Quando abbiamo iniziato a pensare a questa storia, il bambino era un po’ più grandicello e veniva prelevato dai cattivi da un riformatorio in cui subiva angherie e violenze. Alla fine della storia, perciò, anche con sorpresa di Diabolik, era proprio questo ragazzino che si vendicava e uccideva il colpevole delle angherie nel riformatorio; questo personaggio era anche uno degli uomini in combutta per uccidere Diabolik, e quindi il ragazzino anticipava la vendetta di Diabolik per poi sparire per sempre.
Una seconda versione, invece, vedeva Eva nel ruolo di vendicatrice: sempre molto sensibile a queste tematiche, Eva avrebbe a fine albo ucciso il colpevole delle violenze nel riformatorio (in questo caso identificato come il Direttore del riformatorio).
Il problema di questi sviluppi, però, diventava incastrare la struttura del riformatorio all’interno della trama (una struttura ben conosciuta con troppi occhi indiscreti), e abbiamo quindi virato verso altre caratteristiche di questo (povero) ragazzino: ci serviva che fosse prelevato dalla strada (con una, naturalmente triste, storia alle spalle) ma che non avesse rapporti particolari con nessuna struttura ufficiale.
Fin dall’inizio, però, in ogni opzione presa in considerazione, era chiara l’idea che il bambino/ragazzino avesse il chip che conducesse al rifugio.
CHE FINE FA IL RAGAZZINO?: Vabbe’, preoccupiamoci prima del “durante”. Dov’è il ragazzino durante l’assalto? In un primo tempo si pensava di lasciarlo nel rifugio attaccato, all’interno di una stanza superblindata a prova di bomba, magari intento a giocare ai videogame mentre intorno infuriava la battaglia.
Poi, invece, crepi l’avarizia, abbiamo pensato che con tutti i rifugi di Diabolik sprecarne uno non sarebbe stata una grossa perdita, e per rendere più interessante la trama abbiamo deciso di dividere il bambino dal rifugio dell’attacco (sperando di riuscire nella storia a non farlo capire, ma lasciandolo come colpo di scena finale).
Per il finale: naturalmente ai cattivi non interessa granché del ragazzino, il quale, per loro, può dunque morire durante l’assalto o scomparire senza che nessuno sappia del suo coinvolgimento. Ma per i nostri, invece, era un “problema” da risolvere. Non ci sono state troppe chiacchierate in merito perché, senza troppa fatica, abbiamo subito dato ascolto a Eva che ha deciso di prendersene cura prima di lasciarlo al fratello che uscirà di prigione di lì a poco.
CAPRA, CAVOLI E CHIP: Ma il vero problema del soggetto è stato uno e solo uno: come fa Diabolik a scoprire il chip? Bisognava evitare che tutto fosse a causa di una intuizione di Diabolik (troppo comodo) o che il ragazzino spontaneamente crollasse e confessasse tutto subito (troppo comodo anche questo). Occorreva trovare una soluzione che mostrasse la grande intelligenza di Diabolik, ma che al tempo stesso non facesse fare passare per fessi i cattivi e che evitasse la scorciatoia di una rapida confessione. Insomma, bisognava trovare il modo di salvare capra e cavoli…
Abbiamo fatto così tante ipotesi che non ce le ricordiamo più tutte. Una, per esempio, prevedeva la presenza nel bivacco, improvvisato nel condotto fognario dal bambino, di cartacce di razioni alimentari militari (che il ragazzino ha rubato nel centro dove gli è stato impianto il chip e che insospettivano Diabolik). La bella e definitiva idea del cerotto è stata di Mario Gomboli che ci ha tirato fuori dai guai dandoci la soluzione ideale perché i cattivi non facessero una figura (troppo) da polli ma al contempo Diabolik dimostrasse di avere una marcia in più!
UN PO' DI REALTÀ: Sotto sotto, la vera protagonista della storia è la gattina Stella, che fa scoprire la cimice sotto il mobile. Ebbene, la micia esiste davvero, ed è la gatta di uno dei due sceneggiatori: una siberiana di (al momento in cui si scrive) un anno e mezzo.
Non vi diciamo il nome del proprietario perché, essendo sua la colpa (cioè della gatta, anche se a ben vedere anche degli sceneggiatori, in effetti) del piano fallito di Diabolik, se il Nostro volesse mai vendicarsi almeno faccia la fatica di scoprirlo da solo.