Dietro le quinte

Nel nome dei Kant: dietro le quinte

Il coautore Andrea Pasini ci racconta alcune curiosità sull'inedito di marzo 2023

Data la natura dell’articolo, è necessario che abbiate letto prima l'albo perché non solo certe informazioni si apprezzano solo conoscendo la trama in questione ma, soprattutto, la lettura di questo testo potrebbe rovinarvi i colpi di scena presenti. Quindi se ancora non lo avete letto ma avete intenzione di farlo, NON PROSEGUITE OLTRE LA LETTURA.

L’IDEA – La base da cui siamo partiti per articolare la trama di questo episodio era molto solida. Lo spunto proposto da Angelo Palmas prevedeva infatti già che i cugini “europei” di Eva Kant intentassero una pratica legale per farle togliere il cognome e che questa mossa, in realtà, fosse stata pensata da uno dei tre per togliersi dai piedi gli altri due, facendo cadere la colpa su Eva.
L’azione si svolgeva in “Europa” e il motivo che convinceva i cugini a togliere il cognome a Eva non era economico ma di prestigio, per il buon nome della famiglia.

L’EREDITÀ – È stato Mario Gomboli ad avere l’idea di spostare l’azione in Sud Africa e di tirare in ballo un’eredità “a scoppio ritardato” niente popò di meno che dello stesso Lord Anthony. Lo dico ogni volta che succede: se in un inedito di Diabolik non leggete il nome del direttore tra i soggettisti: non credeteci! Gomboli è sempre tra gli autori di un albo, che sia accreditato o meno.
Da quel presupposto, siamo partiti per definire tutti i dettagli della storia.

LE PROVE – Il nodo principale da sciogliere è stata la motivazione usata dai cugini per chiedere l’annullamento del matrimonio tra Eva e Anthony. Scartata l’ipotesi di puntare sul matrimonio non consumato (noi sappiamo che non successe nulla tra i due “sposini” ma dimostrarlo in tribunale sarebbe stata questione complicata e, a tratti, imbarazzante) abbiamo puntato sul “vizio di consenso”. Dall’albo “Eva Kant – quando Diabolik non c’era” sapevamo che gli ex soci di quando lei era una spia industriale dopo il matrimonio l’avevano ricattata con prove vere e false concepite per dipingerla come una criminale, una donna che mai Lord Kant avrebbe sposato se ne fosse stato a conoscenza. Abbiamo pensato che quel dossier fosse perfetto per il nostro scopo.

IL COGNOME DI EVA – In realtà ci sarebbe stata una via molto più diretta per far annullare quel matrimonio, ma non abbiamo voluto percorrerla. Innanzitutto perché si tratta di un segreto che solo Eva conosce e ci piaceva che rimanesse tale e, comunque, sarebbe stata un’informazione molto difficile da far arrivare ai cugini. Infatti Eva si è sposata usando una falsa identità ma questo finora nessuno lo ha mai scoperto.
Prima di essere Eva Kant, di cognomi lei deve averne avuti più d’uno, nessuno legalmente riconosciuto e ci sono quasi tutti ignoti.
Che cognome aveva Eva da bambina? Non quello del padre (Rodolfo Kant, per lei zio Rodolfo) che non l’ha mai riconosciuta, è facile che lei pensasse di avere il cognome di mamma Caterina (cognome che però noi non conosciamo) in realtà Eva non fu registrata all'anagrafe, quindi da un punto di vista legale non ne ha mai avuto uno.
Che cognome aveva Eva quando fu rinchiusa nel collegio/prigione di Morben? A quel punto lei sapeva di essere una Kant, ma non poteva provarlo. È probabile che Lord Anthony avesse fornito alla direttrice di quel posto orribile dei documenti falsi per Eva, se è così però ignoriamo quale fosse il suo cognome ufficiale.
Che cognome aveva Eva, anni dopo, quando si è spostata con Lord Anthony? Questo lo sappiamo: Kurt, Eva Kurt, con ogni probabilità quello riportato sui documenti, sempre falsi ma realizzati alla perfezione, che alla fine di “Io sono Eva” (Grande Diabolik del 2020) lei ricevette in dono da Roger Barry.
Insomma, quella dei molti cognomi di Eva Kant è una questione intricata che non abbiamo voluto aprire, abbiamo invece preferito riesumare quel dossier, non solo per farle chiudere i conti con gli ultimi, detestabili, esponenti della famiglia Kant, ma anche con chi all’epoca l’aveva ricattata.