Data la natura dell’articolo, è necessario che abbiate letto prima l'albo perché non solo certe informazioni si apprezzano solo conoscendo la trama in questione ma, soprattutto, la lettura di questo testo potrebbe rovinarvi i colpi di scena presenti. Quindi se ancora non lo avete letto ma avete intenzione di farlo, NON PROSEGUITE OLTRE LA LETTURA.
SIERO O VELENO? – Nel suo piccolo dietro le quinte (trovate il link nei commenti), Andrea Pasini ha spiegato come l’idea di partenza della storia sia stata quella con cui la storia si chiude: ovvero il bottino rubato da Diabolik che si autodistrugge appena esposto alla luce. Quando mi ha proposto di collaborare all’ideazione della storia, siamo quindi partiti da quel finale per costruire una storia che conducesse a quello.
Dato che Ginko non avrebbe fatto “ridurre in polvere” un oggetto di valore, tipo un gioiello, un quadro o delle banconote, Andrea aveva già deciso che l’oggetto del desiderio di Diabolik dovesse essere un documento e optammo quasi subito per una formula. Ma di cosa? Andrea propose che fosse quella di un veleno micidiale che non lasciava tracce nell’organismo, consentendo il delitto perfetto, mentre io suggerii un siero della verità che funzionasse anche con chi ha aveva fatto il trattamento per resistere al pentothal.
Dopo averci ragionato un po’ scegliemmo quindi… il veleno! Perché ci sembrava che un siero della verità non ostacolabile dal “trattamento anti-pentothal” fosse un’arma così “potente” che molti lettori avrebbero immaginato subito che nel finale Diabolik avrebbe perso la sfida.
E allora perché nella storia che avete letto, ciò a cui dà la caccia è quel siero e non il veleno? Semplicemente perché a un certo punto, volevamo che Diabolik scoprisse i piani studiati da Ginko e dai servizi segreti per trasportare il dossier, ma non avevamo lo spazio per costruire un piano complesso che gli permettesse di scoprirlo senza far fare la figura dei “fessi” all’ispettore e ai membri dei “servizi”, e l’esistenza di almeno una dose di quel siero nelle mani di Diabolik risolveva il problema. Quindi, tornammo sui nostri passi.
UNA FORMULA NON BASTA – Chiaramente, una formula è qualcosa di facilmente riproducibile, specialmente ai giorni nostri: basta una scansione del documento e si possono creare infinite copie che ne rendono inutile un trasporto fisico, e assicurano che non possa andare perduta per sempre, mentre a noi serviva che la distruzione nel finale segnasse l’impossibilità per Diabolik di impossessarsene. Inizialmente, avevamo deciso di risolvere la faccenda semplicemente con la paranoia dei servizi segreti, che impedivano che ne venissero realizzate delle copie perché non volevano correre il rischio che il segreto si diffondesse e finisse nelle mani di governi esteri.
In seguito, si è pensato che la cosa apparisse forzata e si è deciso invece che quanto recuperato dalla polizia non fosse la formula vera e propria ma un dossier del creatore della sostanza, con tanto di campioni di laboratorio e altro materiale, che avrebbero permesso di ricrearla; materiale non replicabile digitalmente, che obbligasse a un trasporto fisico. Quindi, il finale che avevamo pensato, con il documento che semplicemente si riduceva in polvere, è stato sostituito da una vampata di fiamme che distruggono anche tutto quanto allegato al dossier.
NO VELENO, NO MALDEN – Nella prima versione del soggetto, quando il bersaglio di Diabolik era ancora il veleno che non lascia tracce, avevamo previsto la presenza nella storia dell’ispettore Malden, della squadra omicidi di Ghenf, apparso già in precedenti episodi della serie a partire da “Contro ogni regola”, del 2014, ed erano lui e la sua quadra a fare irruzione nel capannone dove venivano prodotte la metanfetamina e la nuova sostanza. Scomparso il veleno, e i morti causati dalla sperimentazione del suddetto, la squadra omicidi non aveva più motivo di occuparsi del caso e il personaggio è stato sostituito da un ispettore dell’antidroga di Ghenf mai visto prima.
LA GRAZIA PER PARIS – Il cambiamento da veleno a siero della verità ha reso necessario modificare anche la parte iniziale del soggetto, in cui in origine assistevamo all’ultimo test sulla sostanza, con un uomo scelto come cavia a cui veniva iniettato il veleno. I criminali stessi avvertivano poi la polizia dell’avvenuto omicidio, ma nonostante questo – non venendo rilevate tracce di veleno durante l’autopsia – il caso veniva archiviato come morte naturale, con soddisfazione dei “produttori” della sostanza che avevano avuto la prova che il veleno, come previsto, non lasciava effettivamente tracce.
Quel prologo è stato quindi sostituito con quello in cui il ladro di nome Paris interroga col siero della verità la donna che ha fatto il trattamento anti-pentothal e poi la deruba. E in seguito, è proprio a lui che Diabolik sottrae la dose di siero che utilizzerà poi per interrogare il funzionario che lavora per i servizi segreti, oltre a un'altra che spreca per cercare di scoprirne la formula.
In fase di soggetto, io e Andrea avevamo previsto che Diabolik uccidesse Paris dopo averlo interrogato, ma a Mario Gomboli in fondo quel ladruncolo stava simpatico e ha quindi deciso di risparmiargli la vita.
A CASA DI ALTEA – Una volta che il dossier fosse finito nelle mani di Ginko, ci serviva un luogo in cui farlo nascondere dall’ispettore, in modo che Diabolik non potesse sapere dove si trovava. Abbiamo quindi vagliato varie ipotesi, tra cui una villa di Altea a Ghenf (in passato è stato mostrato che la duchessa aveva delle proprietà nello Stato di Clerville). Alla fine, però, abbiamo preferito farlo occultare nella cassaforte di un amico gioielliere di Ginko. Un personaggio che viene solo nominato, ma che personalmente immagino come qualcuno che l’ispettore ha aiutato in passato e che quindi ha un debito di riconoscenza verso di lui.
NOMEN OMEN– Dovendo inserire nella storia, oltre a Ginko, anche qualche membro dei servizi segreti, pensammo che ci avrebbe fatto comodo che Diabolik potesse identificarli subito come tali, e che fosse meglio, perciò, utilizzare qualcuno già apparso nella serie. Volevamo però un personaggio ambiguo e magari anche un po’ stronzo nei riguardi di Ginko, tanto che provvisoriamente nel soggetto lo avevamo chiamato “Strontium”, un nome non proprio lusinghiero (il suo collega, invece, era “Burocrates”). Questo ci ha portato a scartare Nina River, l’agente già vista in passato in diverse storie e a preferirgli invece il capo dei servizi segreti apparso a febbraio di quest’anno nell’albo “In Cambio di una Vita”. Diabolik in quella storia non lo aveva incontrato, ma l’identità di un direttore dei servizi segreti è pubblica, a differenza di quella degli agenti operativi, e lui è uno che si tiene informato, quindi è normale che lo riconosca. In quell’albo, non veniva detto il suo nome, quindi l’ho “battezzato” Colter appositamente per questo episodio… un nome decisamente meno imbarazzante per lui, rispetto a quello provvisorio.
CONTRATTEMPO ANNULLATO – Come avrete letto (e se non lo avete ancora fatto non dovreste leggere questo dietro le quinte!), nel racconto Diabolik provoca volutamente una reazione allergica al funzionario dei servizi per far sì che Ginko capisca che lui ha scoperto i piani per il trasporto e spingerlo ad anticiparlo. Inizialmente, però, l’allergia doveva essere davvero un imprevisto che portava l’ispettore a scoprire che Diabolik sapeva rovinando i piani del criminale. Ma, a sua volta, Diabolik avrebbe poi scoperto che Ginko ora sapeva del suo interrogatorio col nuovo siero della verità, e questo avrebbe dovuto condurre i due a un’altra serie di mosse e contromosse per cercare di battere l’avversario.
A un certo punto, però, ci siamo accorti che la storia sarebbe diventata troppo lunga e dovevamo trovare un modo per chiuderla più rapidamente, quindi Gomboli ha avuto l’idea di trasformare in parte del suo piano quello che originariamente doveva essere un contrattempo per Diabolik. Insomma, anche in questo caso lo spazio limitato ci ha costretti a modificare l’idea iniziale.
IL TITOLO: Il titolo di lavorazione era “Ginko Vincente”, troppo spoilerante perché potesse diventare definitivo. Io ne avevo proposti vari, tra cui “Caccia al Dossier” e il mio preferito, che era un semplice “La Formula”. Le mie proposte sono state tutte scartate in quanto a Gomboli è venuto in mente “Mai più segreti” e l’ha giudicato più intrigante.