Data la natura dell’articolo, è necessario che abbiate letto prima l'albo perché non solo certe informazioni si apprezzano solo conoscendo la trama in questione ma, soprattutto, la lettura di questo testo potrebbe rovinarvi i colpi di scena presenti. Quindi se ancora non lo avete letto ma avete intenzione di farlo, NON PROSEGUITE OLTRE LA LETTURA.
IL TRAUMA – L’idea di partenza della storia era semplice, e corrisponde alla scena che vediamo a partire da tavola 30 dell’albo: una donna scompare, come volatizzatasi nel nulla, sfuggendo a Diabolik che sorvegliava il palazzo in cui lei era al lavoro. Sviluppando quest’idea, Gomboli e Pasini hanno costruito la trama che poi io ho sceneggiato.
A noi serviva che Diabolik ed Eva decidessero di procedere con il piano nonostante la sua scomparsa, che quindi non doveva metterli in allarme. Di conseguenza, il suo comportamento, pur apparendo irrazionale, doveva in qualche modo sembrare giustificato. Questo è il motivo per cui stata ideata la scena iniziale, con l’operazione da lei gestita che termina con la morte di quattro agenti, e il successivo crollo emotivo di Adele che l’aveva portata già in passato a scomparire per i sensi di colpa. Questo induce Diabolik ed Eva a ritenere che la sparizione sia dovuta a una ricaduta della precedente crisi.
LE STATUE – Una volta sviluppata la trama, occorreva decidere che aspetto dare alle statue d’oro che le agenzie di sicurezza erano incaricate di proteggere, non solo perché in un fumetto la componente visiva è importantissima, ma anche perché Adele doveva inserirvi all’interno dei segnalatori. L’idea è stata quindi quella di ispirarsi alle sfere con squarci di Arnoldo Pomodoro. In sceneggiatura ho suggerito che riproducessero dei volti umani con squarci attraverso i quali fossero visibili dei componenti elettronici, come se fossero uomini che stavano trasformandosi in macchine. Anche se il titolo del trittico è rimasto “Uomini e Macchine”, Muscatiello in fase di disegno ha preferito disegnare gli squarci non discostandosi dall’originale di Pomodoro, rendendo più criptico il significato delle opere.
SALVIAMO IL GATTO! –Inizialmente si era ipotizzato che Adele possedesse un gatto e che l’energumeno penetrato nel suo appartamento, lo uccidesse per spaventarla ancora di più. Sapevamo, però, che molti lettori non avrebbero gradito la morte del povero animale e quindi la scena è stata eliminata. A quel punto, la presenza del gatto ci avrebbe solo complicato le cose, dato che Adele non poteva portarlo con sé al lavoro e poi al motel e avrebbe dovuto trovare qualcuno che se ne occupasse; motivo per cui, alla fine è scomparso dalla storia. Mi sono però divertito a far pensare alla donna, a tavola 53, che forse avrebbe dovuto prenderne uno per compagnia.
UN’AGENZIA DI SICUREZZA POCO SICURA – Inizialmente era prevista una scena in cui Diabolik ed Eva penetravano di notte nell’ufficio di Adele, nella sede della Safeguard, in cerca di indizi sulla sua scomparsa, senza trovare nulla a parte il suo cellulare in un cassetto della scrivania. La sequenza è stata eliminata in quanto non c’era spazio per mostrare i nostri superare sistemi di sicurezza complessi e se avessimo invece aperto la scena mostrando i due criminali già all’interno dell’ufficio, senza rivelare come vi erano entrati, avremmo dato l’impressione che si trattasse di una pessima agenzia, la cui sicurezza era fin troppo facile da superare. È stato quindi deciso di far trovare ad Eva il telefonino a casa della donna, invece che in ufficio.
UN PICCOLO OMAGGIO – Adele si registra al motel dando un cognome falso: Crane, e le viene assegnata la stanza numero 1. Si tratta di un omaggio al film “Psyco”, di Alfred Hitchcock (e all’omonimo romanzo di Robert Bloch da cui il film è tratto). Marion Crane è il nome della protagonista della prima parte della storia, che viene uccisa sotto la doccia mentre soggiorna nella stanza n. 1 del Bates Motel.
IL TITOLO – Il titolo di lavorazione era fin dall’inizio “Scomparsa”, e anche se io per sicurezza avevo proposto altre possibilità, come “Una Donna al Limite”, alla fine quello è stato giustamente ritenuto il più efficace e adatto alla storia.