Dietro le quinte

Un giorno per morire - L'ultimo giorno

Gli sceneggiatori Lotti & Mainardi ci raccontano alcune curiosità sulla storia doppia pubblicata negli albi di ottobre e novembre 2023

Data la natura dell’articolo, è necessario che abbiate letto prima la storia perché non solo certe informazioni si apprezzano solo conoscendo la trama in questione ma, soprattutto, la lettura di questo testo potrebbe rovinarvi i colpi di scena presenti. Quindi se ancora non l’avete letta ma avete intenzione di farlo: NON PROSEGUITE OLTRE LA LETTURA.

TUTTO EBBE INIZIO CON I BIGLIETTINI – La suggestione iniziale che ha dato il via allo sviluppo della storia è stata quella di una lista di vittime trovata addosso a un cadavere: quindi un solo bigliettino, con più nomi scritti sopra.
E a lasciarlo era stato un vero e proprio serial killer.
E poi, su questa lista, c’era anche il nome di Diabolik.
L’idea che seguiva la suggestione era perciò: che cosa farebbe la polizia? Spettatrice interessata, lascerebbe scontrare Diabolik con un serial killer?
Tante chiacchiere tra noi, e ancor di più ripensamenti (di cui ora non ricordiamo precisamente la successione), hanno eliminato quasi subito il serial killer: quindi il bigliettino sarebbe dovuto essere stato lasciato da Diabolik.
Siamo passati dunque a valutare i possibili nomi delle vittime sulla lista e, soprattutto, il movente di Diabolik: ci siamo resi conto allora che un’unica lista creava molti problemi per un eventuale piano diaboliko. Il bigliettino si è dunque moltiplicato in tutti quelli che avete visto. E, di seguito, la storia si è popolata dei vari personaggi che ruotavano intorno a quei nomi.

L’UNIVERSO DIABOLIKO – Durante la scrittura delle storie, spesso noi sceneggiatori facciamo morire molte persone, di solito i “cattivi”. Non tanto perché ci sentiamo insigniti del potere della giustizia e tentiamo di usarlo con rettitudine e giudizio, quanto perché non ci interessa più di tanto rivedere certa gente in futuro.
Però, non è sempre così!
A volte si costruisce un personaggio che ci diverte far parlare e muovere, e che ci piacerebbe rivedere anche in seguito. In particolare, ci si affeziona a quei personaggi che ricoprono un ruolo, all’interno del mondo di Clerville, lasciato fino a quel momento vacante. Stiamo parlando di Gianni Gobbs, il giornalista che si occupa della cronaca nera della città, ma che lo fa non disdegnando (anzi, diciamo pure caldeggiando) una buona dose di sensazionalismo e gossip di bassa lega.
“Ma Gobbs è solo uno sciacallo che rimesta nel torbido…” dice Ginko in una battuta del primo albo. Noi siamo d’accordo, ma è proprio per questo che ci piace e che gli abbiamo già dato nuovi incarichi da svolgere in futuro. Incontrerà ancora Ginko e lo intervisterà…
In più, tanta è la nostra stima per lui, che avremmo voluto intitolare il secondo albo della storia copiando una sua idea: “I delitti del venerdì”, come la sua trasmissione.

LA FINE DI UNA CARRIERA – Un altro personaggio di questo albo, invece, è già stato visto in passato camminare per le strade di Clerville. Qui, in realtà, non lo si vede, ma lo si sente nominare: Ernesto Wess. È il boss malavitoso che Dario vende alla polizia per non finire in galera ed entrare nel Programma Protezioni Testimoni.
Wess appare per la prima volta nella nostra storia Scomoda testimone (LVIII – n. 5): non pensando che le nostre strade si sarebbero incrociate di nuovo, non gli avevamo dato un nome, ma veniva chiamato solo il “signor Wess”. Il buon Ernesto viene poi ripreso in La posta in gioco (LXI – n. 8) dove partecipa nella scena iniziale a una riunione tra boss: lì non viene neanche usato il “signor”, ma tra di loro si chiamano semplicemente per cognome.
Quindi, quando abbiamo dovuto pensare a un “cattivo” da sacrificare per mano di Dario, abbiamo pensato a lui. Questa volta, per farci perdonare il futuro che gli abbiamo riservato, gli abbiamo concesso di presentarsi a voi anche con il nome di battesimo. Per ora, dunque, pare che la sua lunga carriera criminale sia terminata dietro le sbarre. Ma… non si sa mai: finché non si vede il cadavere…

UNA VEDOVA PER NULLA ALLEGRA – Il personaggio che ha subìto l’evoluzione più particolare è stata Silvia Brandt. L’unico punto fermo era... la sua vedovanza, tant’è che nelle prime fasi della lavorazione era stata chiamata la Vedova. Per un momento, si era pensato che fosse lei, animata da propositi di vendetta, a uccidere, uno dopo l’altro, i vari componenti della banda responsabile dell’assassinio di suo marito, e che, una volta scoperta da Diabolik, arrivasse al punto di stringere un patto con lui per assicurarsi che venisse eliminato anche l’ultimo dei membri della gang.
Un’altra opzione presa in esame prevedeva che la Vedova potesse essere in combutta con la banda dei rapinatori. La Vedova, tramite intermediario, avrebbe ingaggiato la banda per farsi rubare il “Gioiellone” (questo è il termine gergale con il quale si indica il bersaglio di Diabolik, anche quando non si tratti di una pietra preziosa), e guadagnare sia dall’assicurazione sia da una percentuale nella rivendita. L’unica cosa che non dovevano esserci, erano i morti: ma la banda aveva fatto di testa propria e aveva ammazzato il marito e la guardia. La banda, infatti, non sapeva chi l’avesse ingaggiata, perché la Vedova aveva usato un intermediario anonimo. A quel punto, la Vedova, sopravvissuta all’assalto, aveva meditato vendetta.
In una ulteriore variante di questa ipotesi, poi, la Vedova, oltre a essere vendicativa, aveva pure un pessimo carattere. Eva la approcciava e cercava di farla ragionare, invitandola a seguire il piano di Diabolik. Ma la Vedova non accettava, minacciava, diventava una variabile impazzita, costringendo la nostra Eva a eliminarla e a sostituirsi a lei. Il tutto ci è sembrato troppo tortuoso.
Alla fine, la Vedova ha ricevuto un nome, Silvia, un carattere migliore e un destino più sereno: la sua ricerca di pace interiore l’ha condotta in un ashram, in un paese esotico, anche se una sua telefonata a Ginko fatta per scagionarsi dai sospetti finirà col mettere nei guai Diabolik...

IL DONO DELLA SINTESI – In origine, la storia era pensata per un solo albo, e abbiamo iniziato a sceneggiarla. Siamo arrivati fin circa a tavola 100, e ci stava (quasi) tutto… nel senso che ci stavano sì tutti gli avvenimenti chiave, ma la maggior parte di questi era sceneggiata in modo “riassuntivo” (tante dida di collegamento) e soprattutto nessuno dei personaggi coinvolti aveva lo spazio sufficiente per acquisire una personalità ben definita: nessuno riusciva ad avere un approfondimento e uno sviluppo psicologico adeguato. Sembrava (quasi) il riassunto di una storia diabolika!
Così abbiamo avuto il coraggio di provare a chiedere se magari, forse, solo nel caso, eventualmente e potendo, ci fosse la possibilità di estenderla su due albi.
La risposta della redazione è stata veloce: va bene!
Allora abbiamo ripreso quelle 100 tavole e le abbiamo ripensate per i due albi: in primo luogo abbiamo dovuto capire dove mettere la cesura tra i due albi, quale potesse essere il momento drammaticamente ideale per lasciare con il fiato sospeso i lettori. Una volta deciso dove mettere la fine del primo albo, abbiamo risceneggiato la parte fin lì… e naturalmente avevamo sbagliato! La cesura messa nel punto dove avevamo pensato rendeva la seconda parte troppo fitta, e la prima con un ritmo da soap opera. Quindi abbiamo aggiunto altri episodi al primo albo e spostato la cesura più avanti.
Comunque, quelle 100 tavole esistono ancora. La redazione non le ha mai lette…